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Quanto può durare la terapia coi bifosfonati?

I bifosfonati (a titolo di esempio possiamo citare l’acido ibandronico, l’alendronato , l’acido risedronicoo e l’acido zoledronico) sono tra i farmaci più comuni per combattere l’osteoporosi. Periodicamente il medico deve considerare i rischi-benefici nel continuare o meno la terapia perché, come tutti i farmaci, non sono privi di effetti collaterali.

Gli effetti collaterali dei bifosfonati

In parte la forma di somministrazione influisce sui potenziali effetti collaterali. In tutti casi la rapida segnalazione di sintomi sospetti al proprio medico potrebbe evitare inutili complicazioni.

Irritazioni gastrointestinali

I bifosfonati assunti per bocca potrebbero causare dolori addominali ed irritazione alla mucosa gastrointestinale specialmente se non vengono assunti in modo corretto (riferirsi al foglietto illustrativo).

Al contrario gli stessi farmaci assunti per via endovenosa potrebbero causare qualche giorno di febbre leggera, malessere e dolori ossei.

Osteonecrosi

Esiste la possibilità di osteonecrosi della mandibola/mascella tipicamente associata ad estrazione dentale e/o ad infezione locale (osteomielite inclusa) in pazienti sotto chemioterapia e corticosteroidi. Si consiglia dunque di evitare terapie dentarie invasive o anticiparle prima della terapia contro l’osteoporosi.

Anche l’osteonecrosi del canale uditivo esterno potrebbe essere un effetto avverso nel caso di terapie prolungate ed uso di steroidi, chemioterapia e infezioni o traumi locali.

Fratture del femore

Terapie prolungate possono causare fratture atipiche del femore. Inizialmente potrebbero essere fratture parziali, assimilabili a fratture da stress, quindi con una funzionalità ridotta ma non compromessa e dolori crescenti fino alla rottura completa.

Insufficienza renale

Somministrazioni per via parenterale di alte dosi di farmaci potrebbero condurre a gravi danni renali
specialmente con l’uso concomitante di FANS, più spesso diclofenac.

Cosa influisce sulla scelta del medico?

Il rischio di frattura è la prima cosa da prendere in considerazione. Se la terapia ha funzionato, i fattori di rischio si sono ridotti e l’esito degli esami è positivo, il medico può considerare di sospendere la terapia mantenendo controlli periodici al fine di riprendere prontamente in caso di bisogno o agire attraverso altri tipi di terapie.

L’agenzia Italiana del Farmaco incentiva comunque alla segnalazione di reazione avverse attraverso la pagina di VigiFarmaco.

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