La terapia della frattura da stress

Una volta diagnosticata la frattura da stress l’atleta che ne è vittima dovrà stare a riposo, eventualmente fare lavoro in acqua e limitare gli antidolorifici.

Il programma riabilitativo per la frattura da stress

I fondamenti del programma di recupero si basano sulla riduzione/interruzione del carico di lavoro, in modo da permettere la rigenerazione e la guarigione dell’osso. La durata del periodo di relativo riposo è variabile, ma per la maggior parte delle fratture è compresa tra 4 e 12 settimane. Durante questo lasso di tempo, il lavoro in acqua può essere molto utile per mantenere un condizionamento cardiovascolare e muscolare in assenza di carico sulle ossa. Successivamente, il cosiddetto cross-training (associazione di altre modalità di allenamento, es. nuoto, lavoro in acqua, ciclismo, etc.) può essere molto utile, consentendo di incrementare gradualmente i carichi, evitando nel contempo uno stress eccessivo sulle strutture scheletriche. In generale, il programma di recupero deve essere stabilito in accordo tra atleta, medico e allenatore, e periodicamente aggiornato; non dimenticando di identificare e rimuovere tutti i possibili fattori di rischio presenti.

La terapia farmacologica

Possono essere utilizzati farmaci antinfiammatori e analgesici, preferibilmente senza eccedere. Infatti, a parte i potenziali effetti collaterali (presenti peraltro in tutti i farmaci), qualche studio ha ipotizzato un rallentamento dei processi di guarigione causato proprio dai farmaci antiinfiammatori. Nel caso di una dieta carente, si possono assumere supplementi di Calcio e vitamina D. Quest’ultima risulta spesso carente, ed i suoi livelli possono essere facilmente misurati con un semplice esame del sangue. Sono invece necessari ulteriori studi per confermare la possibile utilità di alcuni farmaci attualmente utilizzati per la cura dell’osteoporosi, allo scopo di accelerare la guarigione.

Complicanze

 Frattura da stress del III osso metatarsale
Esempio di frattura da stress del III osso metatarsale.

In alcuni casi può essere necessario un intervento chirurgico, in altri, i tempi di consolidamento della frattura si allungano. Inoltre, possono insorgere delle complicanze quali la necrosi avascolare dell’osso, la mancata o scorretta saldatura della frattura, un dolore cronico, una pseudoartrosi. Per tutti questi motivi, una frattura da stress, specie quando interessa particolari distretti (es. collo del femore, quinto osso metatarsale, pars interarticularis di una vertebra), non va mai sottovalutata, perché può potenzialmente interrompere una carriera sportiva.

Sport: più benefici che rischi

Per concludere, una nota positiva: malgrado il rischio di fratture “da fatica”, la pratica dello sport in modo corretto ed equilibrato, specie nell’età evolutiva, migliora la densità e la qualità delle nostre ossa, e riduce la nostra probabilità futura di andare incontro in età anziana a quella condizione definita osteoporosi. Ossa e muscoli più forti riducono nell’anziano il rischio di fratture (le già citate fratture “patologiche”) e la disabilità ad esse associate, risultando così un vero investimento per il futuro.

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