Cancro

Trattamenti dell’osteoporosi non dovuta a postmenopausa

L’articolo degli endocrinologi italiani che fa il punto sulle cure contro l’osteoporosi non si limita a quella postmenopausale ma si occupa anche di altre forme come:

  • osteoporosi maschile;
  • osteoporosi da terapie di deprivazione androgenica;
  • osteoporosi premenopausale;
  • osteoporosi da inibitori dell’aromatasi.

Osteoporosi maschile

Un uomo su quattro dopo i 50 anni soffre di fragilità ossea. Se da un lato la probabilità di fratture è minore rispetto alle donne dall’altro la mortalità, come conseguenza delle fratture è superiore negli uomini, specialmente di età superiore ai 70 anni.

L’osteoporosi maschile è spesso di tipo secondario perciò si consiglia di ricercare le vere cause prima di somministrare farmaci per questa patologia.

Quando il trattamento farmacologico viene ritenuto adeguato da parte del medico le possibilità sono diverse.

Testosterone

La somministrazione di testosterone è il trattamento principale per gli uomini che soffrono di osteoporosi primari a o secondaria dovuta ad ipogonadismo.

La letteratura scientifica indica un aumento della densità ossea con terapie di testosterone ma non vi sono dati disponibili per quello che riguarda la riduzione del rischio frattura.

Bifosfonati

I bifosfonati sono una categoria di farmaci. La molecola che sembra più efficace è il zolendronato.

Denosumab

Il denosumab è efficace a ridurre il rischio di frattura in uomini tumore alla prostata non in stato di metastasi aumentando la densità ossea.

Teriparatide

Teriparatide  sembra particolarmente efficace in uomini affetti da osteoporosi primaria o da ipogonadismo.

Osteoporosi da terapie di deprivazione androgenica

Le terapie di deprivazione androgenica aumentano fortemente il rischio di frattura e la densità ossea nell’uomo. Per questo si consigliano terapie compensative in affiancamento quando esistono altri fattori di rischio come:

Anche in questo caso le strade da prendere possono essere diverse.

Esercizio fisico

Diversi studi mostrano come l’esercizio fisico possano ridurre molti effetti collaterali di terapie da deprivazione androgenica ma il reale effetto sulle ossa non è ancora chiaro.

Calcio e vitamina D

Le normali dosi suggerite di integrazione di calcio e vitamina (0,5–1 g al giorno di calcio più 200–500 IU di vitamina D) di sembrano essere inefficaci sugli uomini con trattamento di deprivazione androgenica. La vitamina D sembra essere, invece, utile per aumentare la densità ossea della parte lombare della colonna vertebrale durante il primo anno di trattamento.

Bifosfonati

Anche in questo caso come per l’osteoporosi maschile i bifosfonati sembrano utili ad aumentare la densità ossea ma non vi sono dati sulla reale afficacia nel prevenire le fratture.

Denosumab

Denosumab sembra essere molto efficace sia per l’aumento di densità ossea che per la riduzione del rischio di frattura.

SERM

I farmaci SERM sono efficaci nel ridurre il rischio frattura ed aumentare la densità ossea negli uomini con deprivazione androgenica ma non sono approvati per questa applicazione per una questione di rischio/benefici.

Osteoporosi premenopausale

Osteoporosi premenopausa è un fatto raro ed è tipicamente dovuto ad altre cause. Per queste ragioni è sempre consigliata un’adeguata analisi per cercare e curare la causa reale.

Dal 2007 l’International Society for Clinical Densitometry raccomanda di utilizzare lo Z-score e non il T-score per le donne in premenopausa, considerando come valori di rischio quelli minori a −2.0. Contrariamente alle donne in postmenopausa, la densità ossea non è un parametro sufficiente in quanto non è stata stabilita la relazione tra essa e la probabilità di frattura in premenopausa.

Va inoltre ricordato che l’algoritmo FRAX® non è applicabile per donne di età inferiore ai 40 anni.

Come per i casi precedenti prima di procedere a trattare l’osteoporosi va ricercata un eventuale causa a monte e agire su quella per esempio rimozione della tiroide in caso di ipertiroidismo, dieta senza glutine per celiaci o diete per il guadagno di peso in pazienti anoressici. Rimane comunque buona prassi interrompere comportamenti a rischio come smettere di fumare o assumere troppo alcool e perseguire stili di vita virtuosi facendo attività fisica ed integrando calcio e vitamina D.

I farmaci più studiati per questi casi e che potrebbero essere prescritti sono i bifosfonati, in particolare neridronato, pamidronato e risedronato, ma va detto che gli studi sono pochi e di breve durata.

La principale forma di osteoporosi secondaria in premenopausa è quella indotta dall’uso di glucorticoidi per periodo prolungato con una precedente storia di fratture. In questi casi è consigliabile l’uso di bifosfonati o teriparatide nei casi in cui altre terapie non sortiscono effetto oppure il rischio frattura è elevato.

L’uso di bifosfonati durante la gravidanza potrebbe aumentare il rischio di malformazioni al feto. Dato che questi farmaci rimangono a lungo nel sangue si raccomanda particolare cautela nell’assunzione anche precedente la gravidanza a durante l’allattamento.

Osteoporosi da inibitori dell’aromatasi

La soppressione ovarica nelle sue varie forme è la principale causa di danno alle ossa in donne in premenopausa con cancro al seno.

Diversi studi mostrano come bifosfonati e denosumab abbiano un effetto protettivo sulle ossa in questi scenari.

Terapie a base di inibitori dell’aromatasi necessitano l’uso di trattamento con bifosfonati o denosumab in tutti i seguenti casi:

  • presenza di fragilità ossea indipendentemente dai valori di densità ossea;
  • perdita ossea superiore al 4 % annuo;
  • T-score inferiore a -1,0 e contemporanea presenza di altri fattori di rischio;
  • donne d’età superiore a 65 anni.

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