Terapia Ormonale Sostitutiva con estrogeni e progestinici

La terapia con estrogeni associati a progestinici è una delle due metodologie applicative della Terapia Ormonale Sostitutiva.

In questa sede passeremo in rassegna alcune evidenze emerse durante Women’s Health Initiative (WHI), o Iniziativa sulla salute della donna, inizia nel 1991 con lo scopo di investigare le principali cause di morte, disabilità compromessa qualità di vita nelle donne in postmenopausa.

Estrogeni con progestinici

Gli aspetti considerati dallo studio riguardano:

  1. Salute complessiva dopo tre anni dalla sospensione della terapia;
  2. Rischio di trombosi venosa;
  3. Rischio di cancro al colon-retto;
  4. Rischio sulla salute delle arterie periferiche;
  5. Rischio di frattura e influenza della terapia sulla densità ossea;
  6. Rischio di cancro ginecologico;
  7. Rischio cardiovascolare;
  8. Rischio di cancro al seno;
  9. Rischio di demenza ed impatti sulle capacità cognitive;
  10. Rischio di ictus;
  11. Qualità generale di vita;
  12. Rapporto rischi-benefici nel complesso.

In questa sede toccheremo solo alcuni aspetti generali riservando un approfondimento per articoli futuri.

Salute complessiva dopo tre anni dalla sospensione della terapia

I risultati provengono da uno studio su più di 15 mila donne che metteva a confronto l’uso estrogeni in associazione a progestinici con placebo fino a tre anni dalla sospensione della terapia. Il test è stato interrotto in anticipo dopo poco più di 5 anni e mezzo perché è risultato che nel complesso i rischi stessero superando i vantaggi.

Sfortunatamente l’evidenza principale sembra essere un incremento di problemi alle coronarie e cancro al seno.

Rischio di frattura e influenza della terapia sulla densità ossea

Le conclusioni si basano su uno studio randomizzato su 16.608 donne in postmenopausa tra i  50 e i 79 anni di età con utero in salute negli stati uniti e seguite per una media di circa 5 anni e mezzo.

Lo studio ha dimostrato come l’uso congiunto di estrogeni e progestinici incrementi la densità di massa ossea e riduca il rischio di frattura in donne in porstmenopausa in donne in salute. Invece, in situazioni con quadri clinici più complessi, non vi sembra essere un chiaro beneficio.

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